Doctor Marigold Prescription’s in edizione integrale con cura e traduzione di Laura Ricci

Nota della curatrice a Doctor Marigold e le sue prescrizioni, Robin Edizioni, Torino, 2024

Charles John Huffam Dickens (Portsmouth, 7 febbraio 1812 – Higham, 9 giugno 1870), il celebre scrittore britannico generalmente e universalmente noto come il fondatore del romanzo sociale inglese nel cui ambito si collocano alcuni suoi indimenticabili classici, ebbe una vita piena, avventurosa, ricca di eventi e maturò una personalità eclettica e dedita a vari e diversi ambiti culturali. Non fu solo un grande romanziere, ma autore di teatro e attore, fine lettore delle sue opere, conferenziere in Gran Bretagna e all’estero, giornalista e redattore di diari di viaggio su Stati Uniti, Francia e Italia.

L’opera proposta in questa edizione può essere collocata nella sua attività di fondatore e direttore di giornali periodici, un genere molto fiorente nel Regno Unito – e in verità anche in molte altre nazioni – nell’epoca vittoriana in cui egli visse. Generalmente a scadenza settimanale o mensile, erano contenitori su cui venivano pubblicati anche racconti o romanzi a puntate, che potevano in seguito riscontrare l’attenzione di case editrici di opere letterarie e trovare una collocazione più organica in un unico tomo.

Dickens pubblicò la maggior parte delle sue opere con l’editore londinese Chapman & Hall, e alcuni suoi romanzi o racconti uscirono, nella prima versione, in riviste dello stesso Chapman & Hall o di altri, o sotto il suo controllo diretto quando iniziò egli stesso un’attività editoriale. Furono per esempio pubblicati a dispense mensili sul “Morning Chronicle” di Chapman & Hall, a partire dal maggio 1836, i suoi The Posthumous Papers of the Pickwick Club (I quaderni postumi del Circolo Pickwick) e sul “Bentley’s Miscellany” di Richard Bentley, dal gennaio 1837 The Adventures of Oliver Twist (Le avventure di Oliver Twist) e, dal marzo 1838, il Nicholas Nickleby; o ancora, tra il 1840 e il 1842, sul periodico settimanale “Master Humphrey’s Clock”, edito da Chapman & Hall e da lui diretto, The Old Curiosity Shop (La bottega dell’antiquario) e Barnaby Rudge; pubblicò inoltre sul periodico settimanale “Household Words”, da lui fondato, il David Copperfield tra il maggio 1849 e il novembre1850 e Hard Times (Tempi difficili) tra l’aprile e l’agosto 1854.

Dopo varie collaborazioni giornalistiche, il primo giornale che Dickens fonda e dirige a partire dal 1842 è il quotidiano “The Daily News”, nato come antagonista di stampo radicale al conservatore “Morning Chronicle”. Dickens passò presto il giornale all’amico John Foster, che ne fu il direttore fino al 1870. Altra impresa editoriale fu la fondazione del settimanale “Household Words”, di cui si occupò dal 1850 al 1859, che prese il nome da un verso dell’Enrico V di Shakespeare: “Familiar in his mouth as household words”. Nel 1859, a causa di una disputa editoriale, Dickens sostituì tale periodico con la fondazione di “All the Year Round”. Diretto da Dickens e, dopo la sua morte, dal figlio maggiore Charles Dickens Jr., il settimanale fu pubblicato e distribuito in tutto il Regno Unito fino al 1895. Oltre ai racconti di routine ospitò la pubblicazione a puntate di opere di vari scrittori e scrittrici e, per quanto riguarda la narrativa di Dickens, dei romanzi A Tale of Two Cities (Racconto di due città) dall’aprile al novembre 1859 e Great Expectations (Grandi speranze) dal dicembre 1860 all’agosto 1861. Anche questa volta il titolo fu mutuato da Shakespeare, dal verso dell’Otello “The story of our lives, from year to year”. La rivista prevedeva anche un numero speciale di fine anno in occasione del Natale, che raccoglieva racconti sia di Dickens sia dei suoi collaboratori.

L’opera proposta in versione italiana in questo volume costituisce il numero speciale natalizio dell’anno 1865. Il fascicolo comprendeva otto racconti: una miscellanea composta di varie storie ispirate da generi letterari e contenuti diversi, ma legate tra loro da una “storia delle storie” e da un’architettura narrativa. La novità della presente pubblicazione è che per la prima volta in Italia il numero speciale della rivista viene tradotto e proposto integralmente, giacché nel corso del tempo, sia nel Regno Unito che all’estero, sono sempre stati riproposti, in pubblicazioni di vario tipo, soltanto i racconti scritti direttamente da Dickens – il primo, il sesto e l’ultimo – e in particolare i due, iniziale e finale, che tracciano la storia di Doctor Marigold e della sua figliola adottiva sordomuta, da lui chiamata Sophy in ricordo della figlia vera morta in tenera età.

Non appare strano che l’attenzione si sia accentrata su questi due racconti che, insieme, formano un’unica storia, sia per la gradevolezza del contenuto, sia per la splendida penna di Dickens che, per stile e brillantezza, spicca oltre ogni dubbio su quelle dei suoi coautori. Della storia dell’esplosivo Cheap Jack – definizione di un particolare venditore ambulante ottocentesco che si è scelto di non tradurre, per la mancanza di un termine che potesse aderirvi congruamente in lingua italiana – esistono anche pregevoli edizioni illustrate, e varie edizioni, illustrate e non, continuano a essere proposte ancora oggi; è possibile trovare versioni di questa storia di successo persino su You Tube. Tra le edizioni illustrate più notevoli, si possono ricordare la “Illustrated Library Edition” del 1868, le “British and American Household Editions” del 1870, la “American Household Edition of Christmas Stories” del 1876 e la “Charles Dickens Library Edition” del 1910.

È indubbio tuttavia che, estraendo in tal modo la storia di Doctor Marigold dall’insieme dei racconti della rivista, si perdono altre gradevoli narrazioni e, fatto ancor più deprecabile, la geniale architettura complessiva di questo numero natalizio, che è funzionale alla storia del Cheap Jack o, volendo, anche viceversa: ossia è la storia di Doctor Marigold a essere funzionale alla scelta e all’assemblaggio degli altri racconti. Comunque la si metta, tutto si tiene nell’architettura studiata da Dickens, e due o al più tre “stanze” – nei casi in cui si è scelto di pubblicare anche il sesto racconto, anch’esso di penna dickensiana – non rendono giustizia al sottile gusto che si prova visitando, per così dire, l’intero palazzo.

Innanzi tutto si perde il senso del titolo completo del numero speciale – Doctor Marigold e le sue prescrizioni (Doctor Marigold’s Prescriptions) – ed è impossibile cogliere e apprezzare la pregnanza dei titoli dei singoli racconti, legati tra loro e al titolo complessivo da una sottile allusiva ironia.Le ricette del brillante e acuto Doctor Marigold, infatti, – che medico non è, ma che con il suo bizzarro nome di battesimo può sembrarlo – altro non sono che gli otto racconti, da prendere, proprio come si fa con determinate medicine, al momento e nel modo opportuno: immediatamente, lontano dall’ora del sonno, a cena, senza dare per scontato il rimedio, in acqua, con un granello di sale, per prova, per tutta la vita. E l’argomento dei racconti costituisce la medicina appropriata per quanto ogni titolo propone e sintetizza. Ma v’è di più. I racconti sono quelli del tutto inediti che Doctor – l’intelligente, un po’ sbruffone ma generoso e sensibile Cheap Jack – mette insieme, durante i due anni che la piccola Sophy passa nell’istituto per sordomuti, nel carro-biblioteca che lui, suo primo maestro di lettura, allestisce con cura e amore per farle una sorpresa al momento del suo ritorno.

Anche la trovata del carro-biblioteca, che sta a simboleggiare l’importanza della lettura e, di conseguenza, della scrittura che ne sta all’origine, risulta amplificata nel contesto complessivo: la lettura, infatti, presuppone un ambiente caldo e lindo come quello che Doctor allestisce per Sophy, ma anche per i suoi rari momenti di riposo e distacco dal suo chiassoso lavoro; è inoltre cura e balsamo per l’anima e, in questo caso, contributo a un migliore equilibrio dello spirito e del corpo attraverso il linguaggio e la comunicazione che riesce a instaurare e arricchire. Quanto alla scrittura, pur nella breve economia di una rivista Dickens ne fornisce, implicitamente, un mirabile esempio di genesi. Se appare tutto sommato di stampo ottocentesco il rivolgersi diretto ai lettori per affermare il suo status di narratore e coinvolgerli nella storia, ben più moderno è il suo alludere, attraverso il personaggio di Marigold, alla nascita complessiva dei racconti: quasi un’anticipazione, fulminea e ironica, di alcune tecniche, sia pure ben più complesse e tortuose, dei narratori innovativi del primo Novecento, o di scrittori contemporanei come, giusto per fare un esempio, Orhan Pamuk, che mette spesso il lettore di fronte alla genesi dell’opera che sta leggendo. C’è, in alcuni passaggi, una felice sovrapposizione tra scrittore e personaggio, tra Dickens e il suo Cheap Jack: come in quanto sopra citato, o come quando, nel finale del primo racconto, le storie – cioè la rivista – vengono offerte all’asta a un prezzo più che conveniente, come fossero “un comune lotto misto” della merce assemblata e venduta da Marigold. Altra cosa da notare, da un punto di vista contenutistico ma anche strutturale, è l’importanza del Natale, così caro a Dickens. È a Natale che, con il ritorno di Sophy e della sua bambina, si chiude felicemente la storia: fatto tanto più significativo nel numero speciale di “All the Year Round”, che viene pubblicato proprio in concomitanza con questa ricorrenza.

L’indubbio merito di questo volume è dunque quello di riproporre l’integrità dell’opera: valorizzando, come detto, l’eccentrica genialità di una miscellanea non casuale ma molto pensata e strutturata, e fornendo un assaggio della scrittura di quelli che erano i validi collaboratori di Dickens.
Concorrono ai cinque racconti del numero non scritti da Dickens: la scrittrice irlandese Rosa Mulholland (1841-1921) per Da non prendere all’ora di andare a letto (Not To Be Taken at Bed-Time); lo scrittore e pittore Charles Allston Collins (1828-1873) per Da prendere a tavola la sera (To Be Taken at the Dinner-Table); la scrittrice per l’infanzia Hesba Stretton (1832-1911), il cui nome di penna era Sarah Smith, per Da non prendere per scontato (Not To Be Taken for Granted); lo scrittore e giornalista Walter Thornbury (1828-1876) per Da prendere in acqua (To Be Taken in Water); e Mrs. Gascoyne, probabile pseudonimo della romanziera Caroline Leigh Smith (1813-1883), per To Be Taken and Tried (Da prendere per prova). Oltre ai due racconti su Doctor Marigold intitolati Da prendere immediatamente (To Be Taken Immediately) e Da prendere a vita (To Be Taken for Life), si deve a Dickens, come già accennato, il racconto Da prendere con un granello di sale (To Be Taken with a Grain of Salt).