“Le personagge secondo Laura Ricci”. Su Alias Pasquale Misuraca scrive di “Sempre altrove fuggendo”

di Pasquale Misuraca da Alias, supplemento de il manifesto, 1 febbraio 2020

Cos’è un ‘saggio’, in letteratura? Un breve testo critico su un argomento. Laura Ricci ha scelto come argomento del suo libro più recente le personagge letterarie: Sempre altrove fuggendo.Protagoniste di frontiera in Claudio Magris, Orhan Pamuk, Melania G. Mazzucco (Vita Activa, 2019).
È un libro di genere, è un libro degenere. Libro di genere nel senso che propone “un gentile pacato femminismo della differenza”. Libro degenere nel senso che – sono ancora d’accordo con lei – è “un saggio non convenzionale”, una combinazione di generi.
E se è vero, come è vero, che “un personaggio, una personaggia, sono tanto più riusciti quanto più invadono la vita di chi legge”, vi avverto che leggendolo sarete vitalmente invase invasi dalle “protagoniste di frontiera” di Magris e Pamuk e Mazzucco.
Descrivere un libro che descrive e riassumere un libro che riassume sarebbe per me divertente, divertito ammiratore come sono delle Descrizioni di descrizioni di Pier Paolo Pasolini e delle Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin. Preferisco spendere le poche parole che restano di questa ‘saetta’ sul carattere “degenere” dell’opera saggistica della Ricci.
All’interno della quale sento circolare la benedetta aria indisciplinata e sperimentale che soffia oggi, in Italia, in molti ambiti, in molte arti, e in letteratura come nel cinema – per tirare in ballo un’arte che pratico per professione e per passione. Rendo testimonianza.
Nel giugno del 2019, alla 55esima Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, si è provato a santificare il genere ‘commedia all’italiana’, tentativo rintuzzato da alcuni critici e storici presenti, primo fra tutti Adriano Aprà, ideatore del movimento cinematografico Fuorinorma. Come autore del cinema cappuccino (che non si capisce dove finisce il genere documentario e comincia il genere film) e per oppormi al fascismo venato di razzismo e nazismo dei salviniani e meloniani e casapoundiani di vario ordine e grado, in quella sede ho apologizzato il cinema fuorinorma in quanto arte degenere.
Non a caso, nella mostra dell’arte degenerata allestita dal regime nazista nel 1937 c’erano anche opere di Paul Klee, autore dell’Angelus Novus della nona tesi di filosofia della storia di Benjamin. E Angelus Novus si intitola il mio primo film, sulla vita e la morte di Pasolini – noto degenerato come uomo e come artista.

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